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Adam Cinquanta: vetro sensoriale e cromofusione


Il mondo creativo di Adam Cinquanta è il vetro e su questo etereo materiale delinea luoghi mentali dove tempo e spazio sono elementi non determinanti alla costruzione del momento pittorico in cui colori dalle tonalità profonde, accostati a segni cromatici più brillanti, delineano atmosfere irreali attraversate da tracce di vivida gestualità. Forme e macchie, nella sintesi estrema della loro essenza, si rincorrono in circostanze indefinite verso anfratti misteriosi dove non esiste alcun referente oggettivo e il tutto è avvolto di intensa poesia. Rappresentazioni pittoriche dove un profondo blu o una calda ocra, intrecciata a un nero intenso rappresentano il connotato principale che distingue una scena cromatica movimentata da interventi successivi dominati da rossi brillanti e verdi accesi quasi sempre emergere comete di luce da scenografie cupe e piene di suggestione. Un approdo artistico a cui l’artista arriva secondo una logica e coerente gradualità di passaggi, seguendo un percorso iniziato dal figurativo e poi sviluppatosi sempre più verso una rarefazione del segno e della forma, per portarsi all’espressione attuale slegata da ogni referente oggettivo. Da questo ormai consolidato periodo pittorico di Cinquanta, affiora con nitida evidenza una solida personalità artistica che attinge, anche se con distinta autonomia interpretativa, a quei valori formali ed espressivi che spaziano da Chagall a Pollok, improntati alla libertà nella scelta dei colori e al sovvertimento di canoni formali. Un discorso personale interpretato in origine con la pittura ma che in seguito trova ampia libertà di creazione artistica sul vetro appunto, mediante tecniche da sempre amate dall’artista quali la vetrata a piombo, la vetro fusione per arrivare, infine, all’approdo espressivo finale della cromofusione, che egli sperimenta con incontenibile brama di ricerca. Ogni vetro si presenta con un livello di leggibilità altamente codificato, dove nel caos apparente di forme, colori e segni, tutto appartiene a un progetto pittorico ampiamente previsto, non solo nella relazione tra un colore e l’altro, tra una stesura cromatica più lieve o più intensa ma, soprattutto, nel risultato finale dell’impatto emotivo. Adam Cinquanta non è mai banale nell’attribuire al lavoro pittorico in divenire un significato inedito, egli non accetta, infatti, di ricorrere a codici già strutturati o a equivalenze facili ma, con metodica riflessione, reinventa ogni volta tracce nuove seguendo una propria teoria del colore. C’è in tutto questo il piacere o la vocazione a mescolare i linguaggi, frequentando contemporaneamente luoghi e sfere diversi dell’immaginario. Per questo mondi o situazioni lontanissime affiorano all’improvviso sul vetro come centri di intimo e abituale ritorno, accostati tra loro per delineare sempre nuovi “paesaggi” dell’anima.

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